Diritto regionale by Sergio Bartole;Paolo Giangaspero;

Diritto regionale by Sergio Bartole;Paolo Giangaspero;

autore:Sergio, Bartole;Paolo, Giangaspero; [Bartole, Sergio Giangaspero, Paolo ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Diritto, Il diritto che cambia
ISBN: 9788815371898
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-07-15T00:00:00+00:00


Capitolo settimo

Diritto regionale e giurisprudenza della Corte costituzionale: atto secondo

Prosegue lo studio della relazione tra diritto regionale e giurisprudenza della Corte costituzionale. In particolare, la discussione trae ispirazione dai contenziosi costituzionali e dalla loro rilevanza negli sviluppi del diritto regionale anche dopo la riforma, come dimostrato da un'analisi quantitativa delle sentenze.

∎ Il contenzioso costituzionale e la sistemazione per via giurisprudenziale (con tutti i profili problematici che abbiamo visto nei capitoli precedenti) rimane anche dopo la riforma una caratteristica molto evidente degli sviluppi del diritto regionale. Anzi, è facile notare – anche da una semplice analisi quantitativa delle sentenze della Corte – come i giudizi in via principale all’indomani della riforma siano percentualmente cresciuti in modo molto vistoso rispetto al complesso della giurisprudenza costituzionale. A questo riguardo si pone una prima questione: l’aumento del contenzioso può essere per certi aspetti atteso dopo una riforma di così ampia portata: e tuttavia le vicende post 2001 paiono dimostrare che in realtà il fenomeno non vada esente da qualche tratto di patologia: prima di sviluppare alcuni punti più specifici, partirei da una questione molto generale: quale ruolo ritieni abbiano avuto nell’impennata del contenzioso le carenze nella trama normativa della riforma e quale le «resistenze», in particolare sotto il profilo dei comportamenti dello Stato, rispetto ai tratti di potenziale innovazione contenuti nella riforma stessa?

Tutte le vicende e prospettive interpretative di cui sin qui si è ragionato a proposito della riforma della svolta del secolo confluiscono – e ambedue condividiamo questa opinione – nella giurisprudenza della Corte costituzionale. Il numero delle decisioni da questa adottate nei primi anni del Duemila è cospicuo e certamente ha pesato sulla formazione del diritto regionale vivente, al quale non possiamo fare a meno di guardare se vogliamo cogliere l’identikit della disciplina. Ma la mole della giurisprudenza sarebbe di per sé un fattore irrilevante se quelle sentenze non rappresentassero l’epifania di scelte di merito della Corte costituzionale che la collocano in una posizione – verrebbe fatto di dire – arbitrale fra le due posizioni interpretative che ancora una volta polarizzano il dibattito sulla portata delle riforme. Le scelte che il giudice costituzionale fa allora acquisteranno, però, una particolare rilevanza dopo la reiezione referendaria della proposta di revisione costituzionale Renzi-Boschi. Dopo questo evento la costituzione vivente dell’ordinamento regionale non viene più messa in discussione nel confronto polarizzato di due divergenti concezioni del Titolo V della parte II della Costituzione, ma è ormai comunemente accettata come quadro di riferimento delle pretese e delle domande degli operatori statali e regionali. E di questa costituzione vivente la Corte costituzionale condivide in larga misura la paternità.

Lasciate cadere le tentazioni di un imprecisato federalismo, il cui fallimento segna un punto irretrattabile di svolta, gli sviluppi che si manifestano e prendono radici danno per scontata la supremazia dello Stato nell’ordine costituzionale anche nei rapporti con le Regioni, sia in ragione diretta della scansione dell’ordine delle competenze territoriali, secondo le dimensioni degli interessi nazionali e regionali, sia per il ricorso al canone della sussidiarietà verticale ogniqualvolta si ravvisino ragioni per andare oltre alla collocazione di una materia fra quelle di competenza regionale.



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